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DELUSIONIST
“No stand up comedy” in cui si ride per non ridere
testo e regia di: Natalino Balasso e Marta Dalla Via
con: Natalino Balasso e Marta Dalla Via
direzione tecnica audio e luci: Roberto Di Fresco
organizzazione: Simonetta Vacondio
produzione: Teatria srl [link]
durata: 90’ (atto unico)
Alla fine vorrei sfanculare gli spettatori che volevano qualcosa di più e anche quelli che si aspettavano qualcosa di meno. Quelli che hanno ottenuto ciò che volevano: beh, se lo sono proprio meritato.
N.B.
Metà degli spettatori saranno miei colleghi e metà di loro mi criticherà per principio.
L’altra metà con ragione. Per quanto riguarda l’altra metà toccherà stare attenti a non divertirla male così che questa metà non diventi come l’altra metà.
M.D.V.
Raccontiamo un presente alternativo dove non c’è più niente da recitare. I tempi son coriacei. Anche chi ha un obiettivo base come campare si trova a fare i conti con uno standard di sopravvivenza sempre più alto e con la frustrazione che ne deriva. Tutti vivono una specie di paradosso di Zenone economico: la soddisfazione, anche se lenta è sempre leggermente avanti a noi. Oggi, esistere, è pura performance, e diventa salvifica una pillola che permette di rimanere accesi sette giorni su sette ventiquattro ore su ventiquattro. Un semplice modo per debellare l’oltraggio alla produttività fatto dal tempo passato a dormire, o sognare forse.
Questo farmaco è il protagonista del nostro racconto.
Insieme ai suoi effetti collaterali.
Creeremo una bolla comica, magica, riflettente e ne garantiremo l’esplosione sul finale. Se lo spettacolo non verrà percepito come un fallimento, avremo fallito e sarà un successo perché lo spettacolo è la cronaca di un fallimento ma è anche la cronaca del fallimento dello spettacolo stesso.
Perciò possiamo dire che se afferrerete il secondo livello di questo racconto lo vivrete come un insuccesso e quindi sarà un successo.
Ma se vi fermerete al primo livello di lettura e vi farete delle buone risate, lo spettacolo avrà successo e quindi sarà un fallimento.
Delusionist è un finale protratto. È quando lo spettatore esce dal teatro e si accorge che lo spettacolo non è ancora cominciato, si accorge che lo ha solo immaginato. E’ come credere di essere il padre dei propri pensieri e invece ne sei figlio. Delusionist è una pièce contemporanea che non parla del contemporaneo, ma dell’impossibilità contemporanea di raccontare una storia condivisa.
Come ridere a un funerale, non dovevi farlo, ma è più forte di te, ormai l’hai fatto e ridendo hai infranto il rito.
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